Biografia
La vita dell'artista
Luciano Borin nasce a Fratta Polesine (Ro) il 9 luglio del 1952 ma si trasferisce a Firenze ancora bambino con la sua famiglia.
Ha da sempre amato disegnare e poi dipingere e questa passione lo ha portato a frequentare prima il Liceo Artistico e poi l’Accademia di Belle Arti.
L’iniziale scelta del corso di arti visive dove ha conosciuto e seguito il prof. Loffredo si tramutò ben presto in un interesse più marcato per il settore di scenografia, scelta che nel tempo ha sicuramente influenzato l’impostazione visiva delle sue opere pittoriche.
Grazie a questi studi ha avuto accesso all’insegnamento, prima presso l’Istituto d’Arte Passaglia di Lucca nei corsi serali e poi all’Istituto d’Arte di Porta Romana a Firenze.
Questa esperienza lavorativa si è rivelata una parte molto importante della sua vita, alla quale ha dedicato energie e impegno anche nell’approfondimento della formazione curricolare.
In campo professionale e nel rapporto con colleghi e allievi, per il suo modo di essere sempre pacato e competente, ha negli anni raccolto molte soddisfazioni lavorative.
Negli ultimi anni era entrato a far parte del Direttivo della Società delle Belle Arti - Circolo degli artisti "Casa di Dante" ricoprendo la carica di vice-presidente.
Le fasi
Per quanto riguarda la pittura, altro cardine sul quale ha ruotato il suo interesse e la sua vita, Borin ha fin da giovane presentato i suoi lavori partecipando a mostre personali e collettive sia in Italia che all’estero.
Pittoricamente la sua ricerca non è mai terminata e negli anni ha sperimentato soluzioni
diverse pur mantenendo la figura al centro della sua passione rappresentativa.
All’inizio della carriera negli anni ’70, i tratti caratteristici della sua pittura privilegiavano correnti quali cubismo e futurismo e la propensione a non creare sfondi che fossero legati alla propettiva.
La sua opera poi si è rivolta di più verso la “figura”.
Questa però la vediamo sempre compenetrata e facente parte di un altro insieme, effetto che scompagina la visione generale dell’immagine.
Molti esperimenti si sono succeduti nella sua ricerca: dalle sovrapposizioni di immagini alle trasparenze, dai finti strappi sulla tela o sulla carta all’astratto che circonda la figura, annullando lo sfondo e togliendogli la sua peculiarità prospettica, così si sovrappongono figurazioni diverse, che si inglobano dentro parti astratte, e il quadro risulta costruito con tanti piani scanditi da linee e colori, che vanno a inquadrare i soggetti rappresentati.
Capitolo da non dimenticare è poi quello della grafica.
I suoi disegni, spesso composti di sola grafite, sono di un nitore e di una ricercatezza infinita. I suoi nudi, mai volgari anche se espliciti, ci parlano di tutto l’amore che lui aveva per la bellezza del corpo, soprattutto femminile e del piacere di esaltarne i pieni e i vuoti con ombre e passaggi di chiaroscuro sottilissimi.
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Curriculum artisticoArticoli
Tra le molte pubblicazioni e articoli che parlano di Luciano Borin sono state selezionate alcune tra le più interessanti
“Allo studio d’arte Duomo di Firenze è in corso la personale del pittore fiorentino Luciano Borin…Il mondo di Borin è senz’altro allucinante e propone senza possibilità di risoluzione, i problemi assillanti del mondo moderno, problemi che l’uomo, nella sua ingenuità crede invece di risolvere con il mito del consumismo. Per questo le opere di Borin, eseguite oltretutto con una tecnica eccezionale, vibrano di una drammaticità contenuta che traspira attraverso le immagini che affollano la tela, senza lasciarle respiro.” … “Pittura quindi valida sia sotto il profilo estetico che sotto quello per l’indagine psicologica e di ricerca.”
Natale Filannino:
“I soggetti dei dipinti di Borin denotano una pittura inquieta, come inquieti sono i personaggi e gli stessi oggetti che si accavallano senza dare respiro allo spazio circostante.”
Bergamo Mostre - 12 ottobre 1980.
Luciano Borin alla Fumagalli - Bergamo
“…questo pittore fiorentino di adozione, cerca di cogliere nell’attimo fugace, qualsiasi espressione dell’essere umano che vive la sua gestualità quotidiana quasi in un modo istintivo ed irripetibile ed allora il pittore cerca di fare rispecchiare tutti questi momenti che pertanto vengono fermati sulla tela:”
Galleria Inquadrature – Firenze 1980.
Giuliano Serafini:
“… se pur sintonizzati nell’area figurativa mitteleuropea e nordica, i modi compositivi di Borin risentono, mi pare, di altre e non meno inquietanti suggestioni: quel dipingere "a tutto tondo", quell’accendersi di colori acidi e artificiali, lo stravolgimento dei rapporti, i cui termini, all’apparenza legati da un filo logico e psicologico, finiscono per estraniarsi l’un l’altro, per cercare altre complicità fuori della scena, rimandano a risonanze inautentiche, metafisiche.”
Ugo Barlozzetti - ottobre 1981.
Galleria Sanvitale – Bologna
“Le composizioni, di un equilibrio monumentale e di raffinata eleganza, sono dense di sapiente dialettica e di sofferta indagine che emerge dal magma delle sollecitazioni dell’esistere grazie anche ad un prezioso cromatismo capace di un grande rigore selettivo.”
Dino Pasquali - ottobre 1982.
Galleria Nuova Taras -Taranto
“… al di là del buon gusto e della perizia che li connotano, scorrendo in sequenza i lavori di Borin si discernono delle coppie, un lui e una lei talora più intravisti che visti, i quali paiono ignorare il rituale del
Quaderni monografici – lo scaffale – Eco d’arte moderna -1983.
Andrea B. del Guercio:
“E la banalità, il vuoto di senso, un senso già dato e programmato a priori atteggia i personaggi nelle tele, figure emblematiche, allusive, ambigue, artefatte ma tragicamente vere, protagoniste dell’azione scenica insieme agli oggetti-personaggi, status symbol di un mondo colorato e perfetto come un messaggio televisivo.”
Praxis artistica mensile d’arte cultura e attualità.
Anno 8° - 1983 - Maria Lucchi:
“… Interessanti certe figure che si risolvono e mescolano nella ambiguità. E’ quasi un procedere verso la perdita di identità dei singoli individui o componenti perché ciò che ha significato è l’insieme… Certamente questa innovazione per la quale oggetti e persone s’incontrano in una dimensione osmotica, rivela coraggio e sicurezza di sé.”
La Nazione di Lucca - 7 marzo 1984
Mario Rocchi:
“L’uomo nella sua quotidianità è il soggetto assoluto delle opere di Luciano Borin che espone alla Galleria Nazionale di Lucca. Vivere il quotidiano nella sua
La Nazione di Firenze – 12 febbraio 1984
Tommaso Paloscia:
“… Luciano Borin, presente in questi giorni con una bella mostra nella galleria Teorema di Stefania Masini (Firenze), dice di rappresentare individui che, per la loro normalità di atteggiamenti e di aspetto, denunciano ciò che di anormale esiste nell’appiattimento del nostro vivere abitudinario”
La Nazione di Firenze – 25 novembre 1986
Stefano Benedetti:
“L’atmosfera onirica nel lavoro di Luciano Borin sta diventando sempre più pregnante, l’alito della memoria scivola con maggior scioltezza nelle scene di quotidianità, nel convivere dei ricordi assunti a flash, a somma di immagini stampate nella memoria, a gioco poetico di sottile perizia che comporta rigore e poche distrazioni. Borin è ormai padrone di questo rigore, è poeta di questa poesia.”
galleria Teorema di Stefania Masini - Firenze
L’eco di Bergamo – 23 febbraio 1987
Lino Lazzari:
“… troviamo in molti soggetti una sequenza di trasparenze che toglie la possibilità della presenza dei piani. L’intento è chiaro. Per l’artista fiorentino sussiste una intercomunicabilità dei soggetti stessi nell’unica realtà della natura… c’è un cromatismo che sa creare un mondo fiabesco dove le tonalità giocano a rendersi le une le altre intersecanti tra loro e basate più che altro sulla trasparenza. L’osservatore non mancherà, poi, di evidenziare, la perfezione del disegno di Luciano Borin, un disegno preciso e attento che si evidenzia ancor più nelle opere in bianco e nero.
galleria d’arte Fumagalli – Bergamo
Comune di Certaldo – Galleria Comunale - marzo 1991
Alvaro Spagnesi:
“S’è strappato il velarium della tranquilla accezione della realtà: cosa c’è dietro la maschera del clown, oltre l’immagine patinata di Vogue, sotto la mise di uno spot pubblicitario?
Forse un’inquietudine sorda, un guizzare di forme indistinte, una nevrosi latente che congela anche la libertà d’un gesto spontaneo. L’incrinatura s’è fatta divario incolmabile: Luciano Borin ha dato forma all’incomunicabilità che prima esprimeva solo con figure assorte.”
Alto Adige Corriere delle Alpi - Levico - Galleria Bruno Lucchi - marzo 1992
Giovanni Perez:
“Ai confini tra realtà e sogno si collocano le opere di Luciano Borin. Una figurazione riprodotta con certosina attenzione, non esente da una vena sottile di erotismo, che sfuma nei desideri e nelle ansie cromatiche. Così pennellata gestuale e segno iperrealista s’incontrano casualmente su un letto, sbordando verso un infinito concettuale legato più ad un inconscio tenuto ai freni piuttosto che ad un desiderio che ha perso la propria concretezza.”
Compendium ed. il Candelaio - 1993
Roberta Fiorini:
“Poliedrica come la realtà da cui trae soggetti e stimoli, ogni sua opera si caratterizza per lo svolgimento tematico e formale di più elementi, che riconnette creando un’efficace impressione di tridimensionalità non solo nei brani figurativi, ma anche in quelli astratti che si danno come simulazione, riproduzione pittorica di un
Catalogo dell’artista – 1999
Roberta Fiorini:
“Iperrealismo e informale, come a dire, in toni decisi, figurativo e astratto, direttrici opposte di ricerca, trovano nella pittura di Luciano Borin un privilegiato interregno stabilendo da tempo uno speciale dialogo che entrambi esprimono in termini
Villa Vogel Limonaia – Firenze – marzo 2015
Giampaolo Trotta:
“Già nel 2003, parlando delle opere di Luciano Borin, osservavo come, ad una prima e superficiale vista, queste potessero apparire semplicemente iperrealiste. Nulla di più errato. La precisione dei personaggi (quasi acribia anatomica) ed i colori luminosamente realistici, infatti, non disvelano gelide impressioni “fotografiche” di asettiche nature ‘morte’. La sua pittura si configura come un’introspezione ed un’impietosa analisi della società moderna, dei suoi miti consumistici e della crisi esistenziale della coppia, più latamente degli interi e complessi rapporti umani. Istantanee colte nella vita comune di tutti i giorni, in quel ripetersi monotono di gesti e di azioni che immortalano il divenire del quotidiano.”
… “Bisognerebbe iniziare a guardare le opere di Borin a palpebre chiuse, cosicché una parte di noi guardi prima dentro noi stessi per uscire dal conosciuto scontato e banalizzato.”
Roberta Fiorini:
“Spazio scandito da piani che si intersecano, e che si sovrappone alle figure in un sapiente gioco di trasparenze e con intromissioni simboliche come recentemente le lettere dell’alfabeto. Gli stessi valori, compositivi e linguistici, così peculiari della sua pittura, ricorrono nei pastelli…”
Firenze Art Gallery – luglio 2017.
Giulia Bacci:
“Entrando nello studio del Maestro gli occhi incontrano l’essenzialità. Tutt’intorno le opere si svelano lentamente, attraverso i colori primariamente il rosso … il blu e il giallo. La tavolozza è ricca ma non confusa, non caotica, musicale e profumata come l’iris, delicata ed avvolgente, sopra ogni cosa lineare, sintetica brunelleschiana.”
Museo della scuola
museodellascuola.it
presentazione del Prof. Enio Lucherini.
Società delle Belle Arti Circolo degli Artisti “Casa di Dante” - Firenze – aprile 2018.
Enio Lucherini:
“… le sue opere, via via che il tempo le stratifica, sono anche un catalogo preciso ed accurato, una documentazione storica, delle mode”… “la pittura di Borin, vuole mettere in opera un ragionamento sugli effetti costrittivi della modernità nel sovraccaricare i soggetti umani di abiti comportamentali e psicologici imposti ai diversi momenti, alle diverse funzioni, scanditi dalla vita giornaliera.”
Società delle Belle Arti Circolo degli Artisti “Casa di Dante”
Notiziario n° 7 /2021 e n°10 /2022
La Toscana nuova . Anno 5 - n.2 febbraio 2022
Rivista 20 del Centro Culturale Ariele n.50 marzo-aprile 2022
Daniela Pronestì:
Articoli sulla presentazione della mostra retrospettiva dedicata all’artista deceduto il 18/12/2020 e svoltasi a Firenze alla Società delle Belle Arti Circolo degli Artisti “Casa di Dante.”